L’evoluzione demografica iniziata in Europa è tale per cui si hanno sempre più anziani e meno nascite a compensare le morti. Insieme alla riduzione della popolazione, l’Italia è uno dei Paesi europei più esposti a questi fenomeni. Secondo Eurostat, nel 2021 l’Italia è il Paese UE con l’età mediana più alta, pari a 47,6 anni (contro i 44 dell’Europa). L’invecchiamento della popolazione è evidente dall’indice di vecchiaia, che al 1° gennaio 2022 si attestava al 187,6% (dato Istat), cioè per ogni individuo sotto i 15 anni c’era quasi il doppio degli anziani sopra i 65. Dal lato della natalità, invece, si registra un nuovo record negativo dall’Unità d’Italia con circa 400mila nascite nel 2021, un numero previsto ancora in calo nel 2022. A livello economico, la combinazione di questi fenomeni porta ad un aumento dei costi dello stato sociale (come le pensioni) e ad una riduzione delle risorse per farvi fronte. Per provare a invertire la tendenza, l’Italia può sfruttare le risorse del PNRR, con oltre 30 miliardi di euro per il sistema educativo, che risentirà del calo di studenti per la denatalità. Tra questi, oltre 4 miliardi di euro destinati al Piano asili nido, con l’obiettivo di incentivare la partecipazione femminile nel mercato del lavoro e incrementare le competenze, essenziali per sostenere produttività e sviluppo economico.
A cura di: Focus, settimanale del Servizio Studi BNL